INFORMATIVA RIVALUTAZIONE PENSIONI
La cosiddetta legge “Salva Italia” del 2011 (varata con Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201, coordinato con la Legge di conversione 22 dicembre 2011, n. 214 recante ”Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici”) introdotta dall’allora Governo Monti aveva imposto il blocco della rivalutazione automatica delle pensioni (per gli anni 2012-2013) per trattamenti superiori a 3 volte quello minimo (1.405,05 euro lordi), poi la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 70 del 2015 aveva fatto ben sperare i pensionati, ribaltando la norma e imponendone la sua cancellazione.
Il Governo Renzi, per recepire l’indicazione della Corte ha varato il decreto n.65 del 2015, nel quale è stato inserito il cosiddetto “bonus Poletti”: ai pensionavi spettava, tuttavia, soltanto un rimborso pensione parziale (il meccanismo di perequazione prevedeva il 100% per gli assegni sino a tre volte il minimo, il 40% per quelli fra tre e quattro volte, il 20% fra quattro e cinque, il 10% fra cinque e sei e nulla sopra le sei volte il minimo).
Alcuni Tribunali della penisola hanno chiesto una presa di posizione anche sui nuovi criteri e la Consulta li ha affrontati. I requisiti imposti dal decreto attuativo n. 65 del 2015 sono stati accusati infatti di non aver recepito tutte le indicazioni della sentenza, causa di rimborsi pensionistici sottostimati.
La Corte Costituzionale, nella seduta del 24 ottobre u.s. ha respinto l’istanza con la quale doveva valutare il decreto-legge cosiddetto “Poletti“, e ne ha dunque dichiarato la legittimità. La Corte “ha ritenuto che, diversamente dalle disposizioni del “Salva Italia” annullate nel 2015 con tale sentenza la nuova e temporanea disciplina prevista dal decreto-legge n. 65 del 2015 realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”.
I miliardi di euro risparmiati con la conferma della validità del decreto sono più di 21, infatti con il decreto tampone lo Stato aveva speso solo 2,8 miliardi, non i 24 previsti.
Il Segretario Nazionale Pensionati
Giovanni Piro
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